LISTA DELLE MULTINAZIONALI E DEI GRUPPI DA BOICOTTARE
UNILEVER
COMPORTAMENTI NON ETICI SEGNALATI: Abuso di potere,Sfruttamento Terzomondo, Danni all'ambiente, Ogm, Diritti lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti, Sfruttamento animali, Pubblicita' scorretta, Paradisi fiscali.
REGIMI OPPRESSIVI: ha filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Messico, Marocco, Perù, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia e Uganda.
RELAZIONI SINDACALI: nel Giugno 89 i lavoratori della Gessy Lever a San Paolo, Brasile, occuparono la fabbrica per rivendicare paghe e condizioni di lavoro migliori; 87 di loro furono licenziati. Sebbene poi i lavoratori ricevettero un aumento di paga, la direzione mancò di riconoscere il consiglio di fabbrica eletto dai lavoratori.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1988 membri del sindacato dei lavoratori nella fabbrica Elida Gibbs in Sudafrica scioperarono per il salario minimo. La direzione aziendale ottenne un ordine dalla Corte Suprema che reprimeva i membri del sindacato dall'interferire con la produzione e distribuzione di merci. (Comunque, il sindacato ultimamente ha vinto la sua rivendicazione per un salario minimo mensile di R 195).
DIRITTO ALLA TERRA: Unilever ha una grande fabbrica di tè a Pazar nella Turchia Orientale, un'area dalla quale la gente, la maggior parte Kurdi, è stata espulsa secondo uno schema di sviluppo deciso dal Governo Turco.
AMBIENTE: la compagnia è stata multata per 5.000 sterline nel 1990 per il rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna). Secondo il Registro dell'Autorità Nazionale dei Fiumi, nel periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l'1-9-1989 e il 31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle acque.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: Unipath, filiale della Unilever, è stata criticata da Maternity Alliance per l'offerta di una fornitura mensile di un complesso vitaminico insieme ai kit per il test della gravidanza. I gruppi fanno notare che nel 1990 il Dipartimento della Sanità consigliò alle donne gravide di evitare di prendere integratori dietetici che includono la vitamina A, a causa dei pericoli di difetti nel nascituro.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel Febbraio 1992 Mid Somerset Earth First! lanciò il boicottaggio della Unilever e dei suoi prodotti dietetici integrali, alla luce dei test sugli animali e del comportamento globale verso l'ambiente.
I PRODOTTI
DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto, Vim, Cif, Lysoform, Surf
SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona
SPAZZOLINI: Gibbs
DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up Pepsodent, Mentadent
CREME: Leocrema, Cutex
SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei
COSMETICI: Atkinson
PROFUMI: Fabergè, Brut 33
ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya
MARMELLATA: Althea
GELATI: Algida, Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri
SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo
OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya
MAIONESE: Calve', Mayo', Top down
TE' : Lipton, TE'ati
REGIMI OPPRESSIVI: ha filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Messico, Marocco, Perù, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia e Uganda.
RELAZIONI SINDACALI: nel Giugno 89 i lavoratori della Gessy Lever a San Paolo, Brasile, occuparono la fabbrica per rivendicare paghe e condizioni di lavoro migliori; 87 di loro furono licenziati. Sebbene poi i lavoratori ricevettero un aumento di paga, la direzione mancò di riconoscere il consiglio di fabbrica eletto dai lavoratori.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1988 membri del sindacato dei lavoratori nella fabbrica Elida Gibbs in Sudafrica scioperarono per il salario minimo. La direzione aziendale ottenne un ordine dalla Corte Suprema che reprimeva i membri del sindacato dall'interferire con la produzione e distribuzione di merci. (Comunque, il sindacato ultimamente ha vinto la sua rivendicazione per un salario minimo mensile di R 195).
DIRITTO ALLA TERRA: Unilever ha una grande fabbrica di tè a Pazar nella Turchia Orientale, un'area dalla quale la gente, la maggior parte Kurdi, è stata espulsa secondo uno schema di sviluppo deciso dal Governo Turco.
AMBIENTE: la compagnia è stata multata per 5.000 sterline nel 1990 per il rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna). Secondo il Registro dell'Autorità Nazionale dei Fiumi, nel periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l'1-9-1989 e il 31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle acque.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: Unipath, filiale della Unilever, è stata criticata da Maternity Alliance per l'offerta di una fornitura mensile di un complesso vitaminico insieme ai kit per il test della gravidanza. I gruppi fanno notare che nel 1990 il Dipartimento della Sanità consigliò alle donne gravide di evitare di prendere integratori dietetici che includono la vitamina A, a causa dei pericoli di difetti nel nascituro.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel Febbraio 1992 Mid Somerset Earth First! lanciò il boicottaggio della Unilever e dei suoi prodotti dietetici integrali, alla luce dei test sugli animali e del comportamento globale verso l'ambiente.
I PRODOTTI
DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto, Vim, Cif, Lysoform, Surf
SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona
SPAZZOLINI: Gibbs
DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up Pepsodent, Mentadent
CREME: Leocrema, Cutex
SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei
COSMETICI: Atkinson
PROFUMI: Fabergè, Brut 33
ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya
MARMELLATA: Althea
GELATI: Algida, Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri
SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo
OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya
MAIONESE: Calve', Mayo', Top down
TE' : Lipton, TE'ati
NESTLÈ
COMPORTAMENTI NON ETICI SEGNALATI: Abuso di potere,Sfruttamento Terzomondo, Danni all'ambiente, Vendite irresponsabili, Ogm, Diritti lavoratori, Regimi oppressivi, Illeciti, Pubblicita' scorretta, Paradisi fiscali
REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Brasile, Cina, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia. L'Oreal è presente anche in Perù e Marocco.
RELAZIONI SINDACALI: nel 1989 i lavoratori di una fabbrica di cioccolato a Cacapava, Brasile, fecero sciopero. I lavoratori si lamentavano delle misere condizioni di lavoro, compresa la discriminazione verso le donne, la mancanza di indumenti protettivi e le inadeguate condizioni di sicurezza. Entro due mesi dall'inizio dello sciopero la compagnia aveva licenziato 40 dei suoi operai, compresa la maggior parte degli organizzatori dello sciopero.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: recenti mosse della Nestlè nel campo del latte in polvere per neonati comprendono un'ulteriore violazione del Codice dell'OMS, cioè la pubblicità del suo nuovo latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA. Si è saputo che alcuni neonati hanno sofferto di shock 'anafilattici', con pericolo per le loro vite, dopo essere stati nutriti con questo prodotto. Vedi anche il boicottaggio sotto.
TEST SU ANIMALI: L'Oreal è attualmente oggetto di boicottaggio per il suo uso continuato di test sugli animali. La stessa Nestlè è stata recentemente criticata dalla BUAV (antivivisezionisti inglesi) per aver fatto test di cancerogenicità del suo caffè su topi.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: la Nestlè è attualmente oggetto di un boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile del latte in polvere, e L'Oreal per i test sugli animali.
I PRODOTTI
BEVANDE: Nescafè, Nesquik, Nestea, Orzoro, Belte', Chino', Mirage, Nestea, One-o-one, S.Bitter
ACQUA MINERALE: Claudia, Giara, Giulia, Limpia, Lora Recoaro, Pracastello, Sandalia, Tione,Perrier, Vittel, Acqua Vera, San Bernardo, S. Pellegrino, Panna, Levissima, Pejo, Ulmeta
DOLCI: Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, After Eight, Quality Street, Toffee, Polo, Rowntree, Motta, Alemagna, Nesquik, Fruit Joy, Fruttolo
CIOCCOLATO: Perugina, Baci, Nestlè
SALUMI: Vismara, King's
OLIO: Sasso
CONSERVE: Berni, Condipasta, Condiriso
FORMAGGI: LocatelliPASTA: Buitoni, Pezzullo DADI PER BRODO: Maggi
SURGELATI: Surgela, Mare Fresco, La Valle degli Orti
GELATI: Motta, Alemagna, Antica Gelateria del Corso
CIBI PER ANIMALI: Friskies, Buffet
COSMETICI: L'Oreal, Lancome
REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Brasile, Cina, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia. L'Oreal è presente anche in Perù e Marocco.
RELAZIONI SINDACALI: nel 1989 i lavoratori di una fabbrica di cioccolato a Cacapava, Brasile, fecero sciopero. I lavoratori si lamentavano delle misere condizioni di lavoro, compresa la discriminazione verso le donne, la mancanza di indumenti protettivi e le inadeguate condizioni di sicurezza. Entro due mesi dall'inizio dello sciopero la compagnia aveva licenziato 40 dei suoi operai, compresa la maggior parte degli organizzatori dello sciopero.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: recenti mosse della Nestlè nel campo del latte in polvere per neonati comprendono un'ulteriore violazione del Codice dell'OMS, cioè la pubblicità del suo nuovo latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA. Si è saputo che alcuni neonati hanno sofferto di shock 'anafilattici', con pericolo per le loro vite, dopo essere stati nutriti con questo prodotto. Vedi anche il boicottaggio sotto.
TEST SU ANIMALI: L'Oreal è attualmente oggetto di boicottaggio per il suo uso continuato di test sugli animali. La stessa Nestlè è stata recentemente criticata dalla BUAV (antivivisezionisti inglesi) per aver fatto test di cancerogenicità del suo caffè su topi.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: la Nestlè è attualmente oggetto di un boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile del latte in polvere, e L'Oreal per i test sugli animali.
I PRODOTTI
BEVANDE: Nescafè, Nesquik, Nestea, Orzoro, Belte', Chino', Mirage, Nestea, One-o-one, S.Bitter
ACQUA MINERALE: Claudia, Giara, Giulia, Limpia, Lora Recoaro, Pracastello, Sandalia, Tione,Perrier, Vittel, Acqua Vera, San Bernardo, S. Pellegrino, Panna, Levissima, Pejo, Ulmeta
DOLCI: Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, After Eight, Quality Street, Toffee, Polo, Rowntree, Motta, Alemagna, Nesquik, Fruit Joy, Fruttolo
CIOCCOLATO: Perugina, Baci, Nestlè
SALUMI: Vismara, King's
OLIO: Sasso
CONSERVE: Berni, Condipasta, Condiriso
FORMAGGI: LocatelliPASTA: Buitoni, Pezzullo DADI PER BRODO: Maggi
SURGELATI: Surgela, Mare Fresco, La Valle degli Orti
GELATI: Motta, Alemagna, Antica Gelateria del Corso
CIBI PER ANIMALI: Friskies, Buffet
COSMETICI: L'Oreal, Lancome
NIKE
REGIMI OPPRESSIVI: tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam.
RELAZIONI SINDACALI: in Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati, ed anche uccisi.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: i lavoratori della Nike ricevono un salario da fame, inferiore al salario minimo stabilito dalla legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi, alle vernici, per 12 ore al giorno.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: la Nike spende circa 180 milioni di $ all'anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l'1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori indonesiani.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel 1990 Operation Push, un gruppo per i diritti civili, ha lanciato il boicottaggio della Nike perchè, nonostante venda il 45% dei suoi prodotti ai neri, non vi sono afroamericani ai vertici dell'azienda; essa inoltre non concede sufficienti benefici sociali alla comunità nera.
Quanto costa una scarpa Nike: Materiale $ 4,7 - 4%;
Manodopera: $ 1,3 - 1%;
Profitti all'ingrosso: $ 62 - 49%;
Profitti al dettaglio: $ 57 - 46%;
Prezzo al pubblico: $ 125
RELAZIONI SINDACALI: in Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati, ed anche uccisi.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: i lavoratori della Nike ricevono un salario da fame, inferiore al salario minimo stabilito dalla legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi, alle vernici, per 12 ore al giorno.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: la Nike spende circa 180 milioni di $ all'anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l'1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori indonesiani.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel 1990 Operation Push, un gruppo per i diritti civili, ha lanciato il boicottaggio della Nike perchè, nonostante venda il 45% dei suoi prodotti ai neri, non vi sono afroamericani ai vertici dell'azienda; essa inoltre non concede sufficienti benefici sociali alla comunità nera.
Quanto costa una scarpa Nike: Materiale $ 4,7 - 4%;
Manodopera: $ 1,3 - 1%;
Profitti all'ingrosso: $ 62 - 49%;
Profitti al dettaglio: $ 57 - 46%;
Prezzo al pubblico: $ 125
DANONE
Multinazionale alimentare di origine francese, il Gruppo Danone è presente oggi in 27 paesi. Sorta nei primi anni Sessanta come produttrice di contenitori di vetro, nel giro di una quindicina di anni è divenuta una dei colossi mondiali dell'alimentare e delle bevande. La proprietà del gruppo è frammentata fra oltre 140 mila azionisti, i principali dei quali sono i banchieri Lazard, la famiglia Agnelli e la società di assicurazione Axa.
La produzione del gruppo Danone è costituita da: latticini e prodotti freschi, settore in cui è leader mondiale, acque e altre bevande, ma anche biscotti, pasta, salsa e contenitori in vetro.
Negli ultimi anni è diventata leader nelle acque minerali negli Stati uniti [secondo operatore dopo la Nestlè], in Argentina, in Cina, e in Indonesia.
Nel marzo dello scorso anno ha lanciato, insieme alla Nestlè, il primo supermercato on-line per i prodotti di largo consumo delle due aziende. Ha un accordo strategico mondiale con Coca-Cola per la produzione e la commercializzazione di succhi di frutta.
In Italia Danone opera attraverso varie società: Danone, Egidio Galbani, Gelaz, Italaquae, Saiwa, Sorgente Santagata, Birra Peroni.
Danone fa parte di EuropaBio, un'associazione che raggruppa le industrie con interessi nel settore delle biotecnologie, il cui scopo è di intervenire a tutti i livelli per legittimarne l'impiego.
Da vari anni gli stabilimenti della sua controllata inglese HP Foods inquinano gravemente l'ambiente circostante [secondo l'associazione ambientalista"Hall of shame", la HP Foods occupa il settimo posto nella graduatoria delle imprese manifatturiere inglesi più inquinanti].
Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori dipendenti, la strategia della Danone ha previsto negli ultimi anni una graduale chiusura degli stabilimenti meno redditizi e l'accorpamento dei piccoli, e la riduzione del personale. Nonostante nel 1996 e nel 1997 avesse firmato col sindacato internazionale due accordi che la impegnavano a informare i sindacati ed a concordare con essi i piani di ristrutturazione, nel giugno 1998, si è aperto un grave scontro in Francia in occasione della ristrutturazione dello stabilimento di Sant-Meloin.
I PRODOTTI
ACQUE MINERALI: Ferrarelle, Igea, Antica Fonte, Boario, Fausta,Vitas
YOGURTH E AFFINI: Yogurth Danone, Vitasnella, Actimel, Danito, Danette
BISCOTTI E AFFINI (Saiwa): Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Premium Saiwa, Cipster, Biscotti Tuc, Pansaiwa, Urrà, Biscotti Vitasnella, Dolcezze del mondo, Le Frolle, Wafer Saiwa, Biscotti Prince
ALTRI PRODOTTI (gruppo Galbani): Vallelata Galbani, Mozzarella Santa Lucia, Galbanino, Bel Paese, Certosa.
La produzione del gruppo Danone è costituita da: latticini e prodotti freschi, settore in cui è leader mondiale, acque e altre bevande, ma anche biscotti, pasta, salsa e contenitori in vetro.
Negli ultimi anni è diventata leader nelle acque minerali negli Stati uniti [secondo operatore dopo la Nestlè], in Argentina, in Cina, e in Indonesia.
Nel marzo dello scorso anno ha lanciato, insieme alla Nestlè, il primo supermercato on-line per i prodotti di largo consumo delle due aziende. Ha un accordo strategico mondiale con Coca-Cola per la produzione e la commercializzazione di succhi di frutta.
In Italia Danone opera attraverso varie società: Danone, Egidio Galbani, Gelaz, Italaquae, Saiwa, Sorgente Santagata, Birra Peroni.
Danone fa parte di EuropaBio, un'associazione che raggruppa le industrie con interessi nel settore delle biotecnologie, il cui scopo è di intervenire a tutti i livelli per legittimarne l'impiego.
Da vari anni gli stabilimenti della sua controllata inglese HP Foods inquinano gravemente l'ambiente circostante [secondo l'associazione ambientalista"Hall of shame", la HP Foods occupa il settimo posto nella graduatoria delle imprese manifatturiere inglesi più inquinanti].
Per quanto riguarda i diritti dei lavoratori dipendenti, la strategia della Danone ha previsto negli ultimi anni una graduale chiusura degli stabilimenti meno redditizi e l'accorpamento dei piccoli, e la riduzione del personale. Nonostante nel 1996 e nel 1997 avesse firmato col sindacato internazionale due accordi che la impegnavano a informare i sindacati ed a concordare con essi i piani di ristrutturazione, nel giugno 1998, si è aperto un grave scontro in Francia in occasione della ristrutturazione dello stabilimento di Sant-Meloin.
I PRODOTTI
ACQUE MINERALI: Ferrarelle, Igea, Antica Fonte, Boario, Fausta,Vitas
YOGURTH E AFFINI: Yogurth Danone, Vitasnella, Actimel, Danito, Danette
BISCOTTI E AFFINI (Saiwa): Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Premium Saiwa, Cipster, Biscotti Tuc, Pansaiwa, Urrà, Biscotti Vitasnella, Dolcezze del mondo, Le Frolle, Wafer Saiwa, Biscotti Prince
ALTRI PRODOTTI (gruppo Galbani): Vallelata Galbani, Mozzarella Santa Lucia, Galbanino, Bel Paese, Certosa.
CHIQUITA
Nel suo secolo di vita, l'impresa è stata coinvolta in intrighi internazionali, in scioperi repressi nel sangue, corruzione, scandali e colpi di stato. Ancora oggi passa per essere un'impresa dal pugno di ferro con molti contenziosi aperti con il sindacato e con le popolazioni dei paesi in cui opera.
Dal 1991 al 1999 l'American Financial Corporation ha pagato oltre tre milioni di dollari al partito repubblicano, aggiudicandosi il quinto posto nel finanziamento ai partiti americani. Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi molto bassi delle aziende agricole di cui si rifornisce.
Nel 1994, tramite un rapporto al Ministero del lavoro del Costa Rica, il sindacato SITRAP ha denunciato l'esistenza di squadre armate all'interno delle piantagioni e un clima di intimidazione. Il sindacato ha aggiunto che molte società baleniere, compresa Chiquita, tentano di distruggere i sindacati indipendenti convincendo i lavoratore a iscriversi a sindacati padronali. Esse licenziano gli attivisti sindacali e li schedano in apposite "liste nere" affinché non possano trovare lavoro in altre piantagioni. Nel 1995 in Honduras, Chiquita ha chiuso quattro piantagioni. Secondo il sindacato locale si è trattato di una scelta compiuta solo per indebolire il movimento dei lavoratori. Chiquita ha approfittato dei danni provocati dall' uragano Mitch, abbattutosi in America centrale nel 1998, per ricattare i lavoratori con la minaccia della non riapertura delle piantagioni danneggiate e per revocare diritti sindacali ed economici che erano già stati conquistati. Fonti sindacali rivelano che nelle piantagioni Chiquita si usano pesticidi che l'organizzazione mondiale della sanità classifica come molto pericolosi. Inoltre il sindacato aserisce che certi pesticidi sono erogati con aerei, addirittura mentre c'è gente che lavora in piantagione.
L' alta quantità di pesticidi utilizzati nelle piantagioni per la produzione di banane contamina i suoli e i fiumi circostanti avvelenando le acque e uccidendo molte forme di vita.Secondo l'inchiesta del "Cincinnati Enquirer" pubblicata il 3 maggio 1998, in Centro America le filiali di Chiquita usano vari sistemi, compresa la corruzione, per ottenere favori dai governi e per aggirare le leggi che regolamentano il comportamento delle imprese.
Nel 1999 varie associazioni europee tra cui il Centro nuovo modello di sviluppo, hanno concordato con COLSIBA, il coordinamento sindacale dei lavoratori bananieri del Centro America, il lancio di una campagna di pressione internazionale per indurre Chiquita a relazioni sindacali più corrette e a garantire ai lavoratori migliori condizioni di lavoro.
Dal 1991 al 1999 l'American Financial Corporation ha pagato oltre tre milioni di dollari al partito repubblicano, aggiudicandosi il quinto posto nel finanziamento ai partiti americani. Approfitta della sua posizione di potere per imporre prezzi molto bassi delle aziende agricole di cui si rifornisce.
Nel 1994, tramite un rapporto al Ministero del lavoro del Costa Rica, il sindacato SITRAP ha denunciato l'esistenza di squadre armate all'interno delle piantagioni e un clima di intimidazione. Il sindacato ha aggiunto che molte società baleniere, compresa Chiquita, tentano di distruggere i sindacati indipendenti convincendo i lavoratore a iscriversi a sindacati padronali. Esse licenziano gli attivisti sindacali e li schedano in apposite "liste nere" affinché non possano trovare lavoro in altre piantagioni. Nel 1995 in Honduras, Chiquita ha chiuso quattro piantagioni. Secondo il sindacato locale si è trattato di una scelta compiuta solo per indebolire il movimento dei lavoratori. Chiquita ha approfittato dei danni provocati dall' uragano Mitch, abbattutosi in America centrale nel 1998, per ricattare i lavoratori con la minaccia della non riapertura delle piantagioni danneggiate e per revocare diritti sindacali ed economici che erano già stati conquistati. Fonti sindacali rivelano che nelle piantagioni Chiquita si usano pesticidi che l'organizzazione mondiale della sanità classifica come molto pericolosi. Inoltre il sindacato aserisce che certi pesticidi sono erogati con aerei, addirittura mentre c'è gente che lavora in piantagione.
L' alta quantità di pesticidi utilizzati nelle piantagioni per la produzione di banane contamina i suoli e i fiumi circostanti avvelenando le acque e uccidendo molte forme di vita.Secondo l'inchiesta del "Cincinnati Enquirer" pubblicata il 3 maggio 1998, in Centro America le filiali di Chiquita usano vari sistemi, compresa la corruzione, per ottenere favori dai governi e per aggirare le leggi che regolamentano il comportamento delle imprese.
Nel 1999 varie associazioni europee tra cui il Centro nuovo modello di sviluppo, hanno concordato con COLSIBA, il coordinamento sindacale dei lavoratori bananieri del Centro America, il lancio di una campagna di pressione internazionale per indurre Chiquita a relazioni sindacali più corrette e a garantire ai lavoratori migliori condizioni di lavoro.
REEBOK
“Fabbriche-lager”: operai vittime di abusi, molestie e carenze igienico-sanitarie. Queste sono le condizioni di vita e di lavoro per gli operai della reebok.
NEW YORK - La Reebok denuncia la Reebok, sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti che hanno sede nel Terzo mondo. Il primo rapporto della multinazionale dell'abbigliamento sportivo, sulla vita nelle fabbriche indonesiane, fornisce un quadro drammatico della situazione: in quei capannoni, dove si producono le scarpe e le magliette destinate ai ragazzi di tutto il mondo, gli operai devono fare i conti con continui disagi e prevaricazioni. E cioè con molestie, discriminazioni sessuali, costanti minacce alla salute. Il documento, che conta oltre quaranta pagine, è stato redatto dagli ispettori inviati dalla stessa Reebok. E la novità non è tanto nell'averlo commissionato (ispezioni del genere non sono infrequenti, in aziende che hanno centri di produzione in altri paesi), quanto nella decisione di renderlo pubblico, in tutta la sua crudezza.
Nel testo infatti si parla apertamente delle terribili condizioni in cui i dipendenti sono costretti a lavorare. Un "realismo", nel descrivere la disumanità nel trattamento degli operai, che suona ancora più inconsueto, se paragonato ad un analogo rapporto realizzato, due anni fa, da un'altra multinazionale del settore, la Nike. In quel caso, la relazione, dai toni molto soft, era stata aspramente criticata, e la società accusata di aver tentato di mascherare una situazione ben più grave. Ma forse proprio il "boomerang" d'immagine che aveva colpito a Nike ha convinto Reebok ad adottare una strategia differente, a recitare pubblicamente (e con la massima pubblicità possibile) il mea culpa, per poi annunciare radicali cambiamenti: i vertici hanno già comunicato che per migliorare le condizioni nelle fabbriche indonesiane sono stati stanziati 500.000 dollari. "E non è che l'inizio: questa prima somma verrà utilizzata solo per tamponare le prime emergenze", ha fatto sapere la multinazionale. E, negli Stati Uniti, sono arrivate le prime reazioni positive: "Quello che sta avvenendo - commenta Scott Greathead, direttore esecutivo del Comitato legale per i diritti umani - testimonia di una nuova consapevolezza delle aziende, che cominciano a rendersi conto di come un'onesta analisi della situazione sia la strada migliore da percorrere". Del resto negli Usa le associazioni di consumatori, che contano migliaia e migliaia di iscritti, conducono da anni una battaglia contro lo sfruttamento della manodopera nel Terzo mondo, in cui vengono denunciate soprattutto le condizioni disumane in cui lavorano bambini e adolescenti. Lotte che appannano l'immagine delle società che finiscono sul banco degli imputati, e che spesso sono accompagnate da boicottaggi di alcuni prodotti, sospettati di essere il frutto di queste violazioni dei diritti umani. (18 ottobre 1999)
NEW YORK - La Reebok denuncia la Reebok, sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti che hanno sede nel Terzo mondo. Il primo rapporto della multinazionale dell'abbigliamento sportivo, sulla vita nelle fabbriche indonesiane, fornisce un quadro drammatico della situazione: in quei capannoni, dove si producono le scarpe e le magliette destinate ai ragazzi di tutto il mondo, gli operai devono fare i conti con continui disagi e prevaricazioni. E cioè con molestie, discriminazioni sessuali, costanti minacce alla salute. Il documento, che conta oltre quaranta pagine, è stato redatto dagli ispettori inviati dalla stessa Reebok. E la novità non è tanto nell'averlo commissionato (ispezioni del genere non sono infrequenti, in aziende che hanno centri di produzione in altri paesi), quanto nella decisione di renderlo pubblico, in tutta la sua crudezza.
Nel testo infatti si parla apertamente delle terribili condizioni in cui i dipendenti sono costretti a lavorare. Un "realismo", nel descrivere la disumanità nel trattamento degli operai, che suona ancora più inconsueto, se paragonato ad un analogo rapporto realizzato, due anni fa, da un'altra multinazionale del settore, la Nike. In quel caso, la relazione, dai toni molto soft, era stata aspramente criticata, e la società accusata di aver tentato di mascherare una situazione ben più grave. Ma forse proprio il "boomerang" d'immagine che aveva colpito a Nike ha convinto Reebok ad adottare una strategia differente, a recitare pubblicamente (e con la massima pubblicità possibile) il mea culpa, per poi annunciare radicali cambiamenti: i vertici hanno già comunicato che per migliorare le condizioni nelle fabbriche indonesiane sono stati stanziati 500.000 dollari. "E non è che l'inizio: questa prima somma verrà utilizzata solo per tamponare le prime emergenze", ha fatto sapere la multinazionale. E, negli Stati Uniti, sono arrivate le prime reazioni positive: "Quello che sta avvenendo - commenta Scott Greathead, direttore esecutivo del Comitato legale per i diritti umani - testimonia di una nuova consapevolezza delle aziende, che cominciano a rendersi conto di come un'onesta analisi della situazione sia la strada migliore da percorrere". Del resto negli Usa le associazioni di consumatori, che contano migliaia e migliaia di iscritti, conducono da anni una battaglia contro lo sfruttamento della manodopera nel Terzo mondo, in cui vengono denunciate soprattutto le condizioni disumane in cui lavorano bambini e adolescenti. Lotte che appannano l'immagine delle società che finiscono sul banco degli imputati, e che spesso sono accompagnate da boicottaggi di alcuni prodotti, sospettati di essere il frutto di queste violazioni dei diritti umani. (18 ottobre 1999)
UNITED COLORS OF BENETTON
Partita con un piccolo maglificio, la famiglia Benetton e andata via via ingrandendosi fino a diventare padrone di un vasto impero economico che comprende attività tessili e calzaturiere (35%), distribuzione (30%), ristorazione (20%), equipaggiamento sportivo (15%).
A capo dell'intero impero si trova una società finanziaria denominata Edizione Holding da cui dipendono altre società finanziarie capofila dei singoli settori. Fra le proprieta di Benetton compaiono Autogrill, Spizzico, GS, Euromercato oltre a varie imprese dell'abbigliamento e delle calzature.
Il gruppo nel suo complesso fattura circa 8 mila miliardi ed ha circa 26 mila dipendenti, compresi gli addetti della grande distribuzione. Le imprese dedite alle attività tessili, assieme ad altre dedite alla produzione di scarpe e di equipaggiamento sportivo, formano un sottoinsieme dell'impero Benetton megiio noto come Beneeton Group. Quest'ultimo ha un fatturato annuo di circa 4.000 miliardi e impiega circa 8.000 dipendenti.
Il 12 ottobre 1998 un servizio del Corriere della Sera a firma di Riccardo Orizio, denunciava che Bermuda, una fabbrica di Instanbul che lavorava per il licenziatario turco di Benetton, impiegava manodopera infantile (bambini di età inferiore ai 14 anni). L'impresa di Treviso si è difesa sostenendo che non era a conoscenza del fatto, aggiungendo con orgoglio di aver sottoscritto nel 1994 un codice di comportamento ispirato alla "Fair trade chart", emanato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro; ma è risaputo che i codici di comportamento non sono di per sé garanzia, se nessuno ne verifica il rispetto. In provincia di Catania, tra i paesi di Bronte e Randazzo alcune indagini condotte dai carabinieri, mettono in luce casi di lavoro illegale (15 minori e 170 adulti) fra i laboratori tessili che producono per prestigiose aziende nazionali fra cui Benetton (altri committenti, riferiscono il Corriere della Sera e La Repubblica, sono: Armani, Levi's, Jesus, Replay, Rifle, Carrera, Moschino).
In Argentina Benetton oggi possiede 900.000 ettari di terra per la produzione della lana, terra abitata da sempre dal popolo Mapuche che è stato confinato in una striscia di terra dove le famiglie sono costrette a vivere in condizioni di sovraffollamento, diventando, talvolta, manodopera a basso costo, ma soprattutto senza il rispetto delle ore di lavoro giornaliero. Come se non bastasse, per migliorare i pascoli, l'impresa ha deviato e recintato il Rio Chubut, impedendo ai Mapuche l'attività della pesca.
(Fonte: Rivista Equonomia n. 3 del settembre 1998 e n. 4 del dicembre 1998; Settimanale Avvenimenti, gennaio 99 e Homepage Boycott, 31 marzo 1998)
I MARCHI CON CUI COLLABORA BENETTON: Sisley, Zero dodici, Nordica, Prince 5, Zerotondo, Undercolors, Colors of Benetton, Rollerblade, Killer Loop, Armani, Levi's, Jesus, Replay, Rifle, Carrera, Moschino
A capo dell'intero impero si trova una società finanziaria denominata Edizione Holding da cui dipendono altre società finanziarie capofila dei singoli settori. Fra le proprieta di Benetton compaiono Autogrill, Spizzico, GS, Euromercato oltre a varie imprese dell'abbigliamento e delle calzature.
Il gruppo nel suo complesso fattura circa 8 mila miliardi ed ha circa 26 mila dipendenti, compresi gli addetti della grande distribuzione. Le imprese dedite alle attività tessili, assieme ad altre dedite alla produzione di scarpe e di equipaggiamento sportivo, formano un sottoinsieme dell'impero Benetton megiio noto come Beneeton Group. Quest'ultimo ha un fatturato annuo di circa 4.000 miliardi e impiega circa 8.000 dipendenti.
Il 12 ottobre 1998 un servizio del Corriere della Sera a firma di Riccardo Orizio, denunciava che Bermuda, una fabbrica di Instanbul che lavorava per il licenziatario turco di Benetton, impiegava manodopera infantile (bambini di età inferiore ai 14 anni). L'impresa di Treviso si è difesa sostenendo che non era a conoscenza del fatto, aggiungendo con orgoglio di aver sottoscritto nel 1994 un codice di comportamento ispirato alla "Fair trade chart", emanato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro; ma è risaputo che i codici di comportamento non sono di per sé garanzia, se nessuno ne verifica il rispetto. In provincia di Catania, tra i paesi di Bronte e Randazzo alcune indagini condotte dai carabinieri, mettono in luce casi di lavoro illegale (15 minori e 170 adulti) fra i laboratori tessili che producono per prestigiose aziende nazionali fra cui Benetton (altri committenti, riferiscono il Corriere della Sera e La Repubblica, sono: Armani, Levi's, Jesus, Replay, Rifle, Carrera, Moschino).
In Argentina Benetton oggi possiede 900.000 ettari di terra per la produzione della lana, terra abitata da sempre dal popolo Mapuche che è stato confinato in una striscia di terra dove le famiglie sono costrette a vivere in condizioni di sovraffollamento, diventando, talvolta, manodopera a basso costo, ma soprattutto senza il rispetto delle ore di lavoro giornaliero. Come se non bastasse, per migliorare i pascoli, l'impresa ha deviato e recintato il Rio Chubut, impedendo ai Mapuche l'attività della pesca.
(Fonte: Rivista Equonomia n. 3 del settembre 1998 e n. 4 del dicembre 1998; Settimanale Avvenimenti, gennaio 99 e Homepage Boycott, 31 marzo 1998)
I MARCHI CON CUI COLLABORA BENETTON: Sisley, Zero dodici, Nordica, Prince 5, Zerotondo, Undercolors, Colors of Benetton, Rollerblade, Killer Loop, Armani, Levi's, Jesus, Replay, Rifle, Carrera, Moschino
BAYER
Multinazionale chimica e farmaceutica di origine tedesca presente in più di 60 Paesi, fattura oltre 50.000 miliardi, e impiega circa 120.000 persone (dati riferiti al 1999). Fondata nel 1863, è oggi una delle maggiori aziende chimiche del mondo, con un azionariato diffuso a 300.000 soci. La Bayer è attualmente organizzata in quattro divisioni principali che producono farmaci e strumentazioni diagnostiche, gomme sintetiche e fibre tessili artificiali, prodotti chimici, pesticidi e prodotti veterinari. E' attiva anche nelle biotecnologie applicate all'agricoltura.
La Bayer, attraverso l'appartenenza ad una serie di associazioni (ERT, WBCSD, CEFIC, EUROPABIO: vedi Sigle e abbraviazioni di Società, Enti, Associazioni), esercita pressioni sugli organi politici e sull'opinione pubblica disponendo di un grande potere decisionale presso le istituzioni internazionali economiche e finanziarie. Tra gli elementi che inducono a esprimere una critica severa nei confronti della multinazionale tedesca, segnaliamo alcuni episodi:
- marzo 2000: ha patteggiato con il Ministero del Commercio U.s.a. una multa di 200.000 dollari per aver esportato illegalmente glucosio; l'illecito è avvenuto 57 volte dall'ottobre 1994 al gennaio 1997. Il governo U.s.a. controlla l'esportazione di glucosio, perché può essere usato per la costruzione di armi chimiche e batteriologiche (Fonte: CCR 13/03/2000, pag. 50-51);
- nel 1999 in Brasile è stata avviata un'indagine avverso la Bayer a seguito della morte di alcuni contadini, che nelle loro piantagioni di caffè avevano utilizzato il Baysiston, un pesticida proibito in Germania da oltre vent'anni (Fonti: Bayer Watch Report, 01/03/2000; Europe Inc., 2000, pag. 202);
- Bayer è citata da Greenpeace International come impresa produttrice di pesticidi che hanno una capacità di inquinamento persistente (Greenpeace Toxic Site 2000);
- Bayer Italia è stata condannata dall'Autorità Antitrust per pubblicità ingannevole in relazione al farmaco One-a-Day (boll. Aut. Gar. n. 13, 04/98).
La Bayer, attraverso l'appartenenza ad una serie di associazioni (ERT, WBCSD, CEFIC, EUROPABIO: vedi Sigle e abbraviazioni di Società, Enti, Associazioni), esercita pressioni sugli organi politici e sull'opinione pubblica disponendo di un grande potere decisionale presso le istituzioni internazionali economiche e finanziarie. Tra gli elementi che inducono a esprimere una critica severa nei confronti della multinazionale tedesca, segnaliamo alcuni episodi:
- marzo 2000: ha patteggiato con il Ministero del Commercio U.s.a. una multa di 200.000 dollari per aver esportato illegalmente glucosio; l'illecito è avvenuto 57 volte dall'ottobre 1994 al gennaio 1997. Il governo U.s.a. controlla l'esportazione di glucosio, perché può essere usato per la costruzione di armi chimiche e batteriologiche (Fonte: CCR 13/03/2000, pag. 50-51);
- nel 1999 in Brasile è stata avviata un'indagine avverso la Bayer a seguito della morte di alcuni contadini, che nelle loro piantagioni di caffè avevano utilizzato il Baysiston, un pesticida proibito in Germania da oltre vent'anni (Fonti: Bayer Watch Report, 01/03/2000; Europe Inc., 2000, pag. 202);
- Bayer è citata da Greenpeace International come impresa produttrice di pesticidi che hanno una capacità di inquinamento persistente (Greenpeace Toxic Site 2000);
- Bayer Italia è stata condannata dall'Autorità Antitrust per pubblicità ingannevole in relazione al farmaco One-a-Day (boll. Aut. Gar. n. 13, 04/98).
DIESEL
Durante la dittatura militare, in Argentina 30.000 ragazzi sparirono in fondo all'oceano. Incatenati a blocchi di cemento e narcotizzati venivano caricati sugli aerei militari e gettati in mare. La tragedia di questi operai, giovani, studenti, guerriglieri, artisti è stata sfruttata dalla Diesel per lanciare i propri jeans in Argentina. Con una campagna pubblicitaria lanciata sul più venduto dei giornali argentini, Gente (n. del 9/4/1998), appare a pagina 33 una fotografia a colori che ritrae otto giovani con le mani e i piedi incatenati a blocchi di cemento ed una scritta: "Questi non sono i tuoi primi jeans, ma potrebbero essere gli ultimi. Almeno sarai un bel cadavere."
Familiari dei desaparecidos, detenuti per ragioni politiche, organizzazioni per i diritti umani protestano violentemente e denunciano la ditta veneta ed il giornale Gente per apologia di reato.
La Diesel, che dopo le proteste ha ritirato la pubblicità, con un comunicato stampa fa sapere che non intendeva fare riferimento specifico al modo con cui furono uccisi i desaparecidos e che "questa diatriba è stata l'occasione per riportare il problema dei desaparecidos all'attenzione delle autorità argentine". Poco, per spiegare la manipolazione a fini commerciali di una tragedia di un paese che nella lotta per la libertà ha perso una generazione. Di quanto poco interessata alla tragedia dei desaparecidos fosse la Diesel, lo dimostra il fatto che quando un gruppo di Madres (madri) dei ragazzi scomparsi si sono rivolte alla filiale argentina per chiarimenti, sono state accolte dalla polizia e caricate.
Familiari dei desaparecidos, detenuti per ragioni politiche, organizzazioni per i diritti umani protestano violentemente e denunciano la ditta veneta ed il giornale Gente per apologia di reato.
La Diesel, che dopo le proteste ha ritirato la pubblicità, con un comunicato stampa fa sapere che non intendeva fare riferimento specifico al modo con cui furono uccisi i desaparecidos e che "questa diatriba è stata l'occasione per riportare il problema dei desaparecidos all'attenzione delle autorità argentine". Poco, per spiegare la manipolazione a fini commerciali di una tragedia di un paese che nella lotta per la libertà ha perso una generazione. Di quanto poco interessata alla tragedia dei desaparecidos fosse la Diesel, lo dimostra il fatto che quando un gruppo di Madres (madri) dei ragazzi scomparsi si sono rivolte alla filiale argentina per chiarimenti, sono state accolte dalla polizia e caricate.
Shell
REGIMI OPPRESSIVI: nel 1993, il gruppo Shell possedeva filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua Nuova Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice di condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori neri del Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre è una delle tre multinazionali coinvolte nella causa intentata da 500 contadini del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni. Negli U.S.A. la Shell Mining Co. era nel 1989 una delle 5 imprese minerarie con le peggiori misure di sicurezza.
DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell'ottobre 1991, una vasta area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie di 10 dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile.
La miniera di bauxite è il primo di molti progetti minerari in Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (U.S.A.) e da una filiale della Shell, Billiton. La fonderia della miniera userà energia proveniente dalla diga Cachoeira Porteira, che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale, compresi alcuni villaggi dell'Amazzonia. La diga inonderà anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora venuti in contatto con l'uomo bianco. Secondo Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Nel 1990, secondo "The Ecologist", la Shell ammise di aver scelto una zona in Thailandia per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni.
Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.
AMBIENTE: nell'agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato un'eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò 20 km dell'estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di sterline. Fu giudicata incapace di "compiere il proprio dovere di rispetto dovuto alla comunità". Secondo l'Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata di salvare l'oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria Stanlow a Ellesmere Port era all'undicesimo posto nella lista di Greenpeace dei 50 impianti industriali più 'sporchi', autorizzata dalla NRA a scaricare rifiuti tossici nell'ambiente marino. Fu scoperta ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA.
Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.
ENERGIA NUCLEARE: nel 1993, la British Lead Mills era membro del Forum Nucleare Britannico, ed era fornitore di contenitori per materiale radioattivo.
ARMAMENTI: la Shell è coinvolta nella produzione di tessuti da mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri prodotti con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante alla marina ed alle forze aeree.
TEST SU ANIMALI: nel 1993 la Shell, su richiesta legale, ha testato veleno per roditori su animali, ed anche altri prodotti chimici come detergenti e anticongelanti prevedono test su animali.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel giugno 1993 la Shell interruppe gli accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere rappresentati dai sindacati, nella raffineria Haven nell'Essex. Il sindacato TGWU lanciò nell'agosto 1993 il boicottaggio della Shell, finchè non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/wwi/shell/index.htm
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice di condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori neri del Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre è una delle tre multinazionali coinvolte nella causa intentata da 500 contadini del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni. Negli U.S.A. la Shell Mining Co. era nel 1989 una delle 5 imprese minerarie con le peggiori misure di sicurezza.
DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell'ottobre 1991, una vasta area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie di 10 dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile.
La miniera di bauxite è il primo di molti progetti minerari in Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (U.S.A.) e da una filiale della Shell, Billiton. La fonderia della miniera userà energia proveniente dalla diga Cachoeira Porteira, che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale, compresi alcuni villaggi dell'Amazzonia. La diga inonderà anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora venuti in contatto con l'uomo bianco. Secondo Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Nel 1990, secondo "The Ecologist", la Shell ammise di aver scelto una zona in Thailandia per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni.
Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.
AMBIENTE: nell'agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato un'eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò 20 km dell'estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di sterline. Fu giudicata incapace di "compiere il proprio dovere di rispetto dovuto alla comunità". Secondo l'Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata di salvare l'oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria Stanlow a Ellesmere Port era all'undicesimo posto nella lista di Greenpeace dei 50 impianti industriali più 'sporchi', autorizzata dalla NRA a scaricare rifiuti tossici nell'ambiente marino. Fu scoperta ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA.
Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.
ENERGIA NUCLEARE: nel 1993, la British Lead Mills era membro del Forum Nucleare Britannico, ed era fornitore di contenitori per materiale radioattivo.
ARMAMENTI: la Shell è coinvolta nella produzione di tessuti da mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri prodotti con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante alla marina ed alle forze aeree.
TEST SU ANIMALI: nel 1993 la Shell, su richiesta legale, ha testato veleno per roditori su animali, ed anche altri prodotti chimici come detergenti e anticongelanti prevedono test su animali.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel giugno 1993 la Shell interruppe gli accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere rappresentati dai sindacati, nella raffineria Haven nell'Essex. Il sindacato TGWU lanciò nell'agosto 1993 il boicottaggio della Shell, finchè non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/wwi/shell/index.htm
EXXON MOBIL-ESSO
Una delle maggiori compagnie petrolifere mondiali , con stabilimenti in mezzo mondo, ma sedi legali concentrate nei paradisi fiscali: Isole Marshall, Isole Cayman, Bahamas, Lussemburgo...
La Exxon-Mobil, che in Europa si presenta come Esso, è responsabile di almeno quattro disastri naturali negli ultimi 11 anni.
Dopo che il presidente Bush Jr. ha dichiarato morto il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas ad effetto serra, il partito verde internazionale ha lanciato il boicottaggio della Exxon-Mobil e delle altre compagnie Usa (Texaco e Chevron) che hanno generosamente finanziato la campagna elettorale del nuovo inquilino della casa bianca.
Nell'isola di Aceh si è resa complice delle atrocità commesse dall'esercito (indonesiano) nei confronti della popolazione locale per poter operare indisturbata nell'estrazione del gas naturale, fornendo alle autorità governative del regime dittatoriale di Jakarta una delle fonti di guadagno più importanti senza che alcun beneficio ne venisse alla popolazione locale. Precisamente la Mobil è accusata di aver fornito supporto logistico presso le proprie basi dove venivano torturati ed uccisi gli abitanti e di aver fornito all'esercito le ruspe per scavare le fosse comuni dove seppellire le persone trucidate.
Inoltre in Perù alcune popolazioni indigene, fra cui gli Harakmbut, si stanno organizzando per difendere le loro terre dall'occupazione della Mobil che cerca di impadronirsene per l'attività di estrazione petrolifera.
La Exxon-Mobil, che in Europa si presenta come Esso, è responsabile di almeno quattro disastri naturali negli ultimi 11 anni.
Dopo che il presidente Bush Jr. ha dichiarato morto il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas ad effetto serra, il partito verde internazionale ha lanciato il boicottaggio della Exxon-Mobil e delle altre compagnie Usa (Texaco e Chevron) che hanno generosamente finanziato la campagna elettorale del nuovo inquilino della casa bianca.
Nell'isola di Aceh si è resa complice delle atrocità commesse dall'esercito (indonesiano) nei confronti della popolazione locale per poter operare indisturbata nell'estrazione del gas naturale, fornendo alle autorità governative del regime dittatoriale di Jakarta una delle fonti di guadagno più importanti senza che alcun beneficio ne venisse alla popolazione locale. Precisamente la Mobil è accusata di aver fornito supporto logistico presso le proprie basi dove venivano torturati ed uccisi gli abitanti e di aver fornito all'esercito le ruspe per scavare le fosse comuni dove seppellire le persone trucidate.
Inoltre in Perù alcune popolazioni indigene, fra cui gli Harakmbut, si stanno organizzando per difendere le loro terre dall'occupazione della Mobil che cerca di impadronirsene per l'attività di estrazione petrolifera.
ENI-AGIP
lDal 1998 Tactical Media Crew segue con attenzione le attività e le pratiche del Gruppo ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) - Agip (Azienda Italiana Generale Petroli).
A partire dalla presenza dell’ENI in Nigeria, zona dove grazie alla copertura offerta dalla dittatura militare le compagnie petrolifere la fanno da padrone affamando le comunità che abitano la zona del delta del Niger, distruggendo pesantemente l’ambiente, e reprimendo con ferocia qualsiasi richiesta di condivisione dei profitti stramiliardari che provengono dall’estrazione del petrolio.
Tornando all’ENI ci sembra importante comunque effettuare un monitoraggio di questo gigante economico italiano che opera in 77 paesi, ha 80.000 dipendenti, fattura 60.000 miliardi di lire l’anno e... ha un utile netto di 5.000 miliardi di lire l’anno.
In un pianeta dove l’effetto serra (il riscaldamento della atmosfera causato soprattutto dalle emissioni di gas esausti, per gran parte generati dalla combustione di idrocarburi) sta già portando devastazioni e mutamenti sensibili del clima, lasciare mano libera alle società petrolifere è decisamente una scelta suicida.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/eni_agip/index.html
A partire dalla presenza dell’ENI in Nigeria, zona dove grazie alla copertura offerta dalla dittatura militare le compagnie petrolifere la fanno da padrone affamando le comunità che abitano la zona del delta del Niger, distruggendo pesantemente l’ambiente, e reprimendo con ferocia qualsiasi richiesta di condivisione dei profitti stramiliardari che provengono dall’estrazione del petrolio.
Tornando all’ENI ci sembra importante comunque effettuare un monitoraggio di questo gigante economico italiano che opera in 77 paesi, ha 80.000 dipendenti, fattura 60.000 miliardi di lire l’anno e... ha un utile netto di 5.000 miliardi di lire l’anno.
In un pianeta dove l’effetto serra (il riscaldamento della atmosfera causato soprattutto dalle emissioni di gas esausti, per gran parte generati dalla combustione di idrocarburi) sta già portando devastazioni e mutamenti sensibili del clima, lasciare mano libera alle società petrolifere è decisamente una scelta suicida.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/eni_agip/index.html
TOTALFINA-ELF
Il gruppo nasce nel 1999 dalla fusione delle francesi Total ed Elf-Aquitaine con la belga Petrofina.
Il colosso petrolifero (quarto al mondo) fattura 130.000 miliardi di lire ed occupa 150.000 persone (dati 1999), ed è presente in più di 100 paesi.
Attiva nei settori dell'estrazione, della raffinazione e lavorazione del petrolio e derivati, vanta corposi interessi in campo energetico, finanziario e bancario.
In Italia è presente con le società Spontex Italia S.p.a. e Mapa Italia S.p.a., di cui distribuisce i marchi (guanti e spugnette).
TotalFina-Elf ha concluso con il governo francese un accordo per mantenere la segretezza sull'azione di recupero del materiale, sembra bitume cancerogeno, fuoriuscito dalla nave Erika affondata il 12 dicembre 1999 al largo delle coste bretoni in Francia.
Il gruppo detiene una rilevante quota della FIBA (French International Bank for Africa), sotto inchiesta per vari illeciti.
La politica finanziaria del gruppo sembra orientata ad agevolare uomini di governo e regimi oppressivi per ottenere favori (finanziamento di armi in Congo, sostegno finanziario al regime militare in Birmania).
Sono in corso boicottaggi nei confronti della TotalFina-Elf per la sua presenza in Birmania che dà legittimità al regime oppressivo birmano e per il suo ostruzionismo in occasione del disastro ambientale provocato dalla nave Erika.
Il colosso petrolifero (quarto al mondo) fattura 130.000 miliardi di lire ed occupa 150.000 persone (dati 1999), ed è presente in più di 100 paesi.
Attiva nei settori dell'estrazione, della raffinazione e lavorazione del petrolio e derivati, vanta corposi interessi in campo energetico, finanziario e bancario.
In Italia è presente con le società Spontex Italia S.p.a. e Mapa Italia S.p.a., di cui distribuisce i marchi (guanti e spugnette).
TotalFina-Elf ha concluso con il governo francese un accordo per mantenere la segretezza sull'azione di recupero del materiale, sembra bitume cancerogeno, fuoriuscito dalla nave Erika affondata il 12 dicembre 1999 al largo delle coste bretoni in Francia.
Il gruppo detiene una rilevante quota della FIBA (French International Bank for Africa), sotto inchiesta per vari illeciti.
La politica finanziaria del gruppo sembra orientata ad agevolare uomini di governo e regimi oppressivi per ottenere favori (finanziamento di armi in Congo, sostegno finanziario al regime militare in Birmania).
Sono in corso boicottaggi nei confronti della TotalFina-Elf per la sua presenza in Birmania che dà legittimità al regime oppressivo birmano e per il suo ostruzionismo in occasione del disastro ambientale provocato dalla nave Erika.
JHONSON & JOHNSON INC.
E' il più grande distributore mondiale di prodotti sanitari, oltre che essere molto attiva nel settore farmaceutico. Ha stabilimenti sparsi in 52 paesi ed impiega 93.000 persone, posizionandosi al 144° posto della graduatoria mondiale.
Nei suoi stabilimenti in Messico la paga dei lavoratori è al minimo della sussistenza, e per questo motivo è stata fortemente criticata.
Tra il '94 e il '97 si è resa protagonista di violazioni alle leggi sul lavoro negli USA e ha pagato multe per 5.750 $. Ha inoltre pagato 5 milioni di dollari per avere indotto i propri dipendenti a distruggere le prove relative ad una indagine federale sulla promozione di un farmaco in casi non ammessi dalla Food and Drug Administration (MM gennaio 1995).
Secondo IBFAN (International Baby Food Action Network, coalizione di oltre 140 organizzazioni appartenenti a circa 70 paesi per la maggior parte africani, asiatici e latino americani, che difendono la salute dei neonati promuovendo l'allattamento al seno e la lotta contro l'uso improprio dell'allattamento artificiale) trasgredisce il codice Oms (Organizzazione Mondiale Salute) sul latte in polvere reclamizzando bottiglie per l'allattamento artificiale.
Compare anche tra le imprese che eseguono esperimenti sugli animali.
Nei suoi stabilimenti in Messico la paga dei lavoratori è al minimo della sussistenza, e per questo motivo è stata fortemente criticata.
Tra il '94 e il '97 si è resa protagonista di violazioni alle leggi sul lavoro negli USA e ha pagato multe per 5.750 $. Ha inoltre pagato 5 milioni di dollari per avere indotto i propri dipendenti a distruggere le prove relative ad una indagine federale sulla promozione di un farmaco in casi non ammessi dalla Food and Drug Administration (MM gennaio 1995).
Secondo IBFAN (International Baby Food Action Network, coalizione di oltre 140 organizzazioni appartenenti a circa 70 paesi per la maggior parte africani, asiatici e latino americani, che difendono la salute dei neonati promuovendo l'allattamento al seno e la lotta contro l'uso improprio dell'allattamento artificiale) trasgredisce il codice Oms (Organizzazione Mondiale Salute) sul latte in polvere reclamizzando bottiglie per l'allattamento artificiale.
Compare anche tra le imprese che eseguono esperimenti sugli animali.
MC DONALD'S
In Italia, la multinazionale del panino è presente da 15 anni ed è leadership del settore con l'acquisizione nel 1996 del concorrente Burghy; 243 ristoranti in piena attività, un fatturato di 686 miliardi nel 1999 con 12.000 dipendenti.
Ogni anno la Mc Donald's spende 1,8 miliardi di dollari in pubblicità e promozioni commerciali per dimostrare al pubblico che è un'impresa impegnata nei problemi sociali ed ambientali.
Mc Donald's sostiene nella sua "Guida Nutrizionale" che l'alimentazione fast-food è sana e nutriente, senza mettere in evidenza come essa sia ricca di grassi e zuccheri e carente in fibre, vitamine e sali minerali.
La carne che viene utilizzata è prodotta in allevamenti intensivi con grossa sofferenza degli animali. Per dare spazio agli allevamenti di bestiame la Mc Donald's ha confessato di avere deforestato ampie zone tropicali e di aver utilizzato sostanze chimiche in dosi massicce (20 tipi diversi di prodotti chimici) per la moderna agricoltura intensiva. (Fonte: London Greenpeace Group e Boicotta Mc Donald's Home Page)
I lavoratori ricevoni salari bassi, non vengono retribuiti gli straordinari e gli incidenti sul lavoro (ustioni) sono numerosi, per la carenza di personale e la necessità di lavorare in fretta.
Non va meglio ai lavoratori Mc Donald's in Italia: gli impiegati catanesi sono costretti a mansioni non previste dal contratto di assunzione, come la pulizia di pozzetti di scarico e di bagni; subiscono trasferimenti di sede senza preavviso, lavorano per ore di straordinario mai pagate come tali.
Ogni anno la Mc Donald's spende 1,8 miliardi di dollari in pubblicità e promozioni commerciali per dimostrare al pubblico che è un'impresa impegnata nei problemi sociali ed ambientali.
Mc Donald's sostiene nella sua "Guida Nutrizionale" che l'alimentazione fast-food è sana e nutriente, senza mettere in evidenza come essa sia ricca di grassi e zuccheri e carente in fibre, vitamine e sali minerali.
La carne che viene utilizzata è prodotta in allevamenti intensivi con grossa sofferenza degli animali. Per dare spazio agli allevamenti di bestiame la Mc Donald's ha confessato di avere deforestato ampie zone tropicali e di aver utilizzato sostanze chimiche in dosi massicce (20 tipi diversi di prodotti chimici) per la moderna agricoltura intensiva. (Fonte: London Greenpeace Group e Boicotta Mc Donald's Home Page)
I lavoratori ricevoni salari bassi, non vengono retribuiti gli straordinari e gli incidenti sul lavoro (ustioni) sono numerosi, per la carenza di personale e la necessità di lavorare in fretta.
Non va meglio ai lavoratori Mc Donald's in Italia: gli impiegati catanesi sono costretti a mansioni non previste dal contratto di assunzione, come la pulizia di pozzetti di scarico e di bagni; subiscono trasferimenti di sede senza preavviso, lavorano per ore di straordinario mai pagate come tali.
MITSUBISHI MOTOR
La Mitsubishi Trading Company è uno dei più potenti imperi industriali e finanziari del mondo. Oltre che a distruggere le foreste tropicali al ritmo di 300.000 ettari all'anno per cui milioni di animali, uccelli, piante e insetti sono spazzati via. Questa compagnia mette a rischio anche le popolazioni indigene: il disboscamento diffonde la malaria e la tubercolosi, molti sono ridotti in povertà perché le loro tradizionali fonti di cibo sono distrutte, altri ancora sono costretti ad emigrare nelle città.
La Mitsubishi, inoltre, è produttrice di armamenti: missili, cannoni, carri armati, ma anche fornitrice di servizi per l'industria nucleare: nocciolo dei reattori nucleari, forniture di plutonio, inceneritori di rifiuti radioattivi.
È coinvolta nell'importazione illegale di grandi quantità di legname in Giappone.
E' in atto un boicottaggio da parte della "Rainforest Action Network" per distruzione delle foreste del pianeta.
La Mitsubishi, inoltre, è produttrice di armamenti: missili, cannoni, carri armati, ma anche fornitrice di servizi per l'industria nucleare: nocciolo dei reattori nucleari, forniture di plutonio, inceneritori di rifiuti radioattivi.
È coinvolta nell'importazione illegale di grandi quantità di legname in Giappone.
E' in atto un boicottaggio da parte della "Rainforest Action Network" per distruzione delle foreste del pianeta.
MONSANTO
La Monsanto, specialista in erbicidi e defolianti, nel 1960 ha prodotto il famigerato "agente arancione", uno dei più temibili defolianti usati durante la guerra in Vietnam. Attualmente la Monsanto produce l'erbicida Roundup.
E' stata al centro di vari processi per violazioni che vanno dalla contaminazione ambientale, alla pubblicità ingannevole, alla violazione delle norme sulla sicurezza.
Nel 1995 la Monsanto ha danneggiato l'ambiente scaricando 1.800 tonnellate di sostanze inquinanti nell'aria, nei fiumi, nei suoli.
Monsanto produce anche l'ormone BCH per la crescita forzata dei bovini da macello, ormone ritenuto da molti scienziati cancerogeno.
Monsanto, inoltre, da qualche anno si dedica alla manipolazione genetica, brevettando, insieme all'Astra-Zeneca, sementi che si possono usare per un solo raccolto, innestando la cosiddetta "tecnologia della morte" che priva le comunità agricole della loro secolare conoscenza di salvare i semi. Risultato di questa operazione è favorire un regime di monopolio sulle sementi che nutrono il mondo, e di renderne uniche beneficiarie le multinazionali del settore.
Nel 1997, negli Stati Uniti, ha pagato una multa di 50mila dollari per pubblicità ingannevole. Aveva definito l'erbicida Roundup un prodotto "biodegradabile ed ecologico".
Ancora nel 1997, in occasione della conferenza sul clima di Kyoto, la multinazionale ha fatto pressioni affinché la conferenza non inserisse gli HFC (idro fluoro carburi, sostanze pericolose perché contribuiscono in misura notevole all'effetto serra) fra i gas da ridurre.
Nel 1999 è stata denunciata per abuso di posizione dominante nel settore delle biotecnologie.
Sempre nel 1999 è stata denunciata perché testava i suoi prodotti sugli animali.
Controlla i marchi: Mivida Misura;
E' stata al centro di vari processi per violazioni che vanno dalla contaminazione ambientale, alla pubblicità ingannevole, alla violazione delle norme sulla sicurezza.
Nel 1995 la Monsanto ha danneggiato l'ambiente scaricando 1.800 tonnellate di sostanze inquinanti nell'aria, nei fiumi, nei suoli.
Monsanto produce anche l'ormone BCH per la crescita forzata dei bovini da macello, ormone ritenuto da molti scienziati cancerogeno.
Monsanto, inoltre, da qualche anno si dedica alla manipolazione genetica, brevettando, insieme all'Astra-Zeneca, sementi che si possono usare per un solo raccolto, innestando la cosiddetta "tecnologia della morte" che priva le comunità agricole della loro secolare conoscenza di salvare i semi. Risultato di questa operazione è favorire un regime di monopolio sulle sementi che nutrono il mondo, e di renderne uniche beneficiarie le multinazionali del settore.
Nel 1997, negli Stati Uniti, ha pagato una multa di 50mila dollari per pubblicità ingannevole. Aveva definito l'erbicida Roundup un prodotto "biodegradabile ed ecologico".
Ancora nel 1997, in occasione della conferenza sul clima di Kyoto, la multinazionale ha fatto pressioni affinché la conferenza non inserisse gli HFC (idro fluoro carburi, sostanze pericolose perché contribuiscono in misura notevole all'effetto serra) fra i gas da ridurre.
Nel 1999 è stata denunciata per abuso di posizione dominante nel settore delle biotecnologie.
Sempre nel 1999 è stata denunciata perché testava i suoi prodotti sugli animali.
Controlla i marchi: Mivida Misura;
NOVARTIS
Multinazionale chimica presente in 142 paesi, fattura oltre 40.000 miliardi e impiega 82.500 persone. Classificata al 159° posto della graduatoria mondiale, produce vernici e colori di ogni tipo ma è proiettata soprattutto verso i prodotti tecnologicamente più avanzati ed è quindi tristemente famosa per la produzione di pesticidi e di organismi geneticamente modificati (Ogm). Si occupa anche del settore alimentare "Functional Foods" attraverso prodotti dietetici, integratori e simili e in tal senso ha stretto un accordo con la multinazionale alimentare Quaker Oats (quest'ultima controlla quasi l'80% del mercato mondiale delle bevande sportive).
Novartis:
*ha esercitato un'intensa pressione sull'Unione Europea per ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione di sementi manipolati geneticamente.
*È uno dei maggiori gruppi mondiali dediti alla manipolazione genetica.
*Produce il mais-bt, che è geneticamente modificato per resistere all'erbicida Glufosinate
*Usa abitualmente Ogm in Nord America negli alimenti della Gerber.
*Trasgredisce sotto molti aspetti, attraverso la Gerber, il codice dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul latte in polvere.
*È il secondo produttore al mondo di pesticidi e il primo di atrazina, un erbicida che si è dimostrato cancerogeno negli esperimenti di laboratorio e che è correlato al tumore della mammella, a linfomi e leucemie: l'atrazina filtra nel terreno e contamina le falde acquifere mettendo a rischio la salute di milioni di persone.
*È citata da Greenpeace International come produttore di pesticidi che hanno una capacità di inquinamento persistente (Greenpeace Toxic Site, 2000).
Nel 1998 ha dichiarato di voler investire 1.000 miliardi nel prossimo decennio per la ricerca nelle biotecnologie.
Nel 1999 ha acquistato le attività sementiere di Eridania (Gruppo Montedison), anche al fine di realizzare progetti di ricerca genetica sulle barbabietole da zucchero.
Distribuisce con i marchi: Isostad, Vigoplus (bevande dietetiche), Novo Sal, Ovomaltine, Cereal, Piz Buin (crema protettiva)
Novartis:
*ha esercitato un'intensa pressione sull'Unione Europea per ottenere l'autorizzazione alla commercializzazione di sementi manipolati geneticamente.
*È uno dei maggiori gruppi mondiali dediti alla manipolazione genetica.
*Produce il mais-bt, che è geneticamente modificato per resistere all'erbicida Glufosinate
*Usa abitualmente Ogm in Nord America negli alimenti della Gerber.
*Trasgredisce sotto molti aspetti, attraverso la Gerber, il codice dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul latte in polvere.
*È il secondo produttore al mondo di pesticidi e il primo di atrazina, un erbicida che si è dimostrato cancerogeno negli esperimenti di laboratorio e che è correlato al tumore della mammella, a linfomi e leucemie: l'atrazina filtra nel terreno e contamina le falde acquifere mettendo a rischio la salute di milioni di persone.
*È citata da Greenpeace International come produttore di pesticidi che hanno una capacità di inquinamento persistente (Greenpeace Toxic Site, 2000).
Nel 1998 ha dichiarato di voler investire 1.000 miliardi nel prossimo decennio per la ricerca nelle biotecnologie.
Nel 1999 ha acquistato le attività sementiere di Eridania (Gruppo Montedison), anche al fine di realizzare progetti di ricerca genetica sulle barbabietole da zucchero.
Distribuisce con i marchi: Isostad, Vigoplus (bevande dietetiche), Novo Sal, Ovomaltine, Cereal, Piz Buin (crema protettiva)
PARMALAT
Multinazionale alimentare, con sede in Italia, presente in 16 paesi con 75 stabilimenti e 39.000 persone impiegate. Controllata dalla famiglia Tanzi, opera in 4 settori: latte, prodotti freschi, prodotti da forno, succhi e conserve. Realizza la maggior parte del proprio fatturato in Italia e in Sudamerica.
In Brasile conta ben 7.000 dipendenti e, secondo i sindacati brasiliani, negli stabilimenti Parmalat vige un clima di sottomissione; dopo il primo sciopero (maggio 1995) sono stati subito licenziati 20 operai. Sempre in Brasile, Parmalat tenta con metodi sleali basati su abbassamenti transitori di prezzi, di annientare i suoi concorrenti, e fa fallire i contadini che non accettano di produrre per lei attraverso le imprese che hanno in appalto il servizio di raccolta del latte.
Anche il sindacato sudafricano COSATU accusa Parmalat di violazione dei diritti sindacali, imponendo ai lavoratori il lavoro festivo e arrivando a impedire l'accesso ai posti di lavoro ai delegati sindacali.
In Ecuador, nel gennaio 2000, gli stabilimenti Parmalat sono stati chiusi dal governo locale che ha definito "speculativo" il comportamento della multinazionale.
Il Paese sudamericano viveva una disastrosa situazione economica e Parmalat alzava quotidianamente i prezzi del latte.
In Brasile conta ben 7.000 dipendenti e, secondo i sindacati brasiliani, negli stabilimenti Parmalat vige un clima di sottomissione; dopo il primo sciopero (maggio 1995) sono stati subito licenziati 20 operai. Sempre in Brasile, Parmalat tenta con metodi sleali basati su abbassamenti transitori di prezzi, di annientare i suoi concorrenti, e fa fallire i contadini che non accettano di produrre per lei attraverso le imprese che hanno in appalto il servizio di raccolta del latte.
Anche il sindacato sudafricano COSATU accusa Parmalat di violazione dei diritti sindacali, imponendo ai lavoratori il lavoro festivo e arrivando a impedire l'accesso ai posti di lavoro ai delegati sindacali.
In Ecuador, nel gennaio 2000, gli stabilimenti Parmalat sono stati chiusi dal governo locale che ha definito "speculativo" il comportamento della multinazionale.
Il Paese sudamericano viveva una disastrosa situazione economica e Parmalat alzava quotidianamente i prezzi del latte.
PEPSI COLA
La multinazionale statunitense, diretta concorrente della Coca-Cola, è presente in 20 paesi ed impiega 150.000 persone (dato 1999). Fattura 41.000 miliardi dei quali solo il 40% è rappresentato dalle bevande, il resto proviene dalla produzione di snack e patatine (divisione Frito-Lay, che controlla il 40% del mercato mondiale delle patatine).
La Pepsi-Cola opera e sostiene paesi con regimi dittatoriali.
Greenpeace denuncia che Pepsi-Cola esporta in India grandi quantità di bottiglie di plastica per il riciclaggio, con l'intento di spendere meno e mantenere in patria l'immagine di impresa pulita.
La multinazionale corrisponde alle donne impegnate nella suddetta attività 25 centesimi di euro al giorno.
L'industria di imbottigliamento ha sostenuto finanziariamente l'associazione americana Keep American Beautiful, che aveva lo scopo di non far approvare nessuna legge contro i contenitori "usa e getta" (Ethical Consumer, 59/99).
Si segnalano anche violazioni ai diritti sindacali da parte di Pepsi in Guatemala. Il coordinamento dei lavoratori europei della Pepsi-Cola denuncia l'atteggiamento gravemente antisindacale della multinazionale" (IUF, 5/8/1995).
Si ritiene che Pepsi usi ingredienti geneticamente modificati per la produzione di snacks e patatine, oltre all'olio sintetico Olestra che può indurre il mancato assorbimento di vitamine liposolubili e può provocare diarrea (Ethical Consumer, 59/95).
La Pepsi-Cola ha nei suoi stabilimenti laboratori per esperimenti sugli animali, dove fa studi nutrizionali su delle cavie, che usa anche pertestare la sicurezza di determinanti ingredienti.
La Pepsi-Cola opera e sostiene paesi con regimi dittatoriali.
Greenpeace denuncia che Pepsi-Cola esporta in India grandi quantità di bottiglie di plastica per il riciclaggio, con l'intento di spendere meno e mantenere in patria l'immagine di impresa pulita.
La multinazionale corrisponde alle donne impegnate nella suddetta attività 25 centesimi di euro al giorno.
L'industria di imbottigliamento ha sostenuto finanziariamente l'associazione americana Keep American Beautiful, che aveva lo scopo di non far approvare nessuna legge contro i contenitori "usa e getta" (Ethical Consumer, 59/99).
Si segnalano anche violazioni ai diritti sindacali da parte di Pepsi in Guatemala. Il coordinamento dei lavoratori europei della Pepsi-Cola denuncia l'atteggiamento gravemente antisindacale della multinazionale" (IUF, 5/8/1995).
Si ritiene che Pepsi usi ingredienti geneticamente modificati per la produzione di snacks e patatine, oltre all'olio sintetico Olestra che può indurre il mancato assorbimento di vitamine liposolubili e può provocare diarrea (Ethical Consumer, 59/95).
La Pepsi-Cola ha nei suoi stabilimenti laboratori per esperimenti sugli animali, dove fa studi nutrizionali su delle cavie, che usa anche pertestare la sicurezza di determinanti ingredienti.
PHILIP MORRIS
La Philip Morris è una delle più grandi produttrici di sigarette e poiché nel nord del mondo il consumo di tabacco è in diminuzione, sta dirigendo le sue vendite verso il sud, aumentando a dismisura il consumo di tabacco nei minorenni.
Fino al 1998 finanziava gli scienziati perché effettuassero studi da cui risultava che il fumo passivo non era nocivo. Solo nel 1999 ha ammesso che il fumo fa male.
Nel 1997 ha accettato, insieme ad altre multinazionale del tabacco di pagare 206 milioni di dollari (in 25 anni) per risarcire lo stato delle spese sostenute per curare i malati "di fumo".
La Philip Morris controlla il marchio Kraft, Fattorie Osella, Mozary, Invernizzi, Invernizzina, Jocca, Linderberg, Lunchables, Maman Louise, Jacobs caffè e Hag, Simmenthal, Spuntì, Lila Pause, Milka Tender, Terry's, Caramba, Faemino, Splendid, Cote d'Or, Baika, Dover, Gim, Philadelphia, Sottilette, Susanna, Leggereste, Mato-Mato.
La Kraft è stata segnalata perché usa organismi geneticamente modificati nei suoi prodotti.
Fino al 1998 finanziava gli scienziati perché effettuassero studi da cui risultava che il fumo passivo non era nocivo. Solo nel 1999 ha ammesso che il fumo fa male.
Nel 1997 ha accettato, insieme ad altre multinazionale del tabacco di pagare 206 milioni di dollari (in 25 anni) per risarcire lo stato delle spese sostenute per curare i malati "di fumo".
La Philip Morris controlla il marchio Kraft, Fattorie Osella, Mozary, Invernizzi, Invernizzina, Jocca, Linderberg, Lunchables, Maman Louise, Jacobs caffè e Hag, Simmenthal, Spuntì, Lila Pause, Milka Tender, Terry's, Caramba, Faemino, Splendid, Cote d'Or, Baika, Dover, Gim, Philadelphia, Sottilette, Susanna, Leggereste, Mato-Mato.
La Kraft è stata segnalata perché usa organismi geneticamente modificati nei suoi prodotti.
PROCTER & GAMBLE
Multinazionale di origine statunitense che lavora nel campo delle saponette, detersivi, dentifrici, pannolini, farmaceutici, cosmetici e prodotti alimentari.
Fa parte di una associazione (Business Round Table) che ha lo scopo di fare pressione sul potere politico affinché compia scelte economiche favorevoli alle grandi imprese.
La P&G:
Tra il 1995 e il 1996 ha versato ai partiti politici americani 68.325 dollari.
Finanzia sedicenti associazioni ambientaliste pronte a difendere temi favorevoli alle imprese ha esercitato forti pressioni sull'ente americano Food and Drug Administration per ottenere l'autorizzazione ad impiegare Olestra, un prodotto di sintesi da utilizzarsi come sostituto dell'olio e che può indurre il mancato assorbimento di vitamine liposolubili e può provocare diarrea.
Nel 1996 una fuoriuscita di oli minerali nello stabilimento irlandese di Nenagh ha contaminato vari pozzi d'acqua, lasciando la gente senz'acqua per più di una settimana.
Nel 1997 ha sostenuto l'associazione americana "Keep American Beautiful", creata dalle industrie di imbottigliamento con lo scopo di non far passare alcuna legge contro le bottiglie "usa e getta".
Secondo la rivista Earth Island Journal (winter 99/2000, pag. 31), le patatine Pringles vendute in Nord America contengono Ogm (organismi geneticamente modificati).
Nel giugno 1999 ha annunciato la chiusura di 10 impianti in varie parti del mondo, licenziando 15.000 dipendenti, pari al 15% della sua forza lavoro.
Nel giugno 1999 le imprese cosmetiche del gruppo: Cover Girl, Max Factor, Noxell, Olay, Pantene, Richardson Vicks e Vidal Sassoon sono state indicate da PETA come imprese che utilizzano semilavorati sperimentati abitualmente su animali.
Nel giugno 1999 il Giurì dello IAP (Istituto per l'Autodisciplina Pubblicitaria) si è pronunciato contro Procter & Gamble per aver violato il codice di autodisciplina pubblicitaria per una pubblicità del prodotto Mastrolindo.
La P&G controla i marchi: Intervallo, Lines, Tampax, Bounty (cartaassorbente), Tempo, Senz'acqua Lines, Dignity, Linidor, Pampers, Lenor,Ariel, Bolt, Dash, Tide, Nelsen, Ace, Ace Gentile, Baleno, Febreze, Mastro Lindo, Mister Verde, Spic&Span, Tuono, Viakal, Pringles, Infasil, Heald&Shoulders, Keramine H, Oil of Olaz, AZ, Topexan, Infasil, Dove, Panni Swiffer.
Fa parte di una associazione (Business Round Table) che ha lo scopo di fare pressione sul potere politico affinché compia scelte economiche favorevoli alle grandi imprese.
La P&G:
Tra il 1995 e il 1996 ha versato ai partiti politici americani 68.325 dollari.
Finanzia sedicenti associazioni ambientaliste pronte a difendere temi favorevoli alle imprese ha esercitato forti pressioni sull'ente americano Food and Drug Administration per ottenere l'autorizzazione ad impiegare Olestra, un prodotto di sintesi da utilizzarsi come sostituto dell'olio e che può indurre il mancato assorbimento di vitamine liposolubili e può provocare diarrea.
Nel 1996 una fuoriuscita di oli minerali nello stabilimento irlandese di Nenagh ha contaminato vari pozzi d'acqua, lasciando la gente senz'acqua per più di una settimana.
Nel 1997 ha sostenuto l'associazione americana "Keep American Beautiful", creata dalle industrie di imbottigliamento con lo scopo di non far passare alcuna legge contro le bottiglie "usa e getta".
Secondo la rivista Earth Island Journal (winter 99/2000, pag. 31), le patatine Pringles vendute in Nord America contengono Ogm (organismi geneticamente modificati).
Nel giugno 1999 ha annunciato la chiusura di 10 impianti in varie parti del mondo, licenziando 15.000 dipendenti, pari al 15% della sua forza lavoro.
Nel giugno 1999 le imprese cosmetiche del gruppo: Cover Girl, Max Factor, Noxell, Olay, Pantene, Richardson Vicks e Vidal Sassoon sono state indicate da PETA come imprese che utilizzano semilavorati sperimentati abitualmente su animali.
Nel giugno 1999 il Giurì dello IAP (Istituto per l'Autodisciplina Pubblicitaria) si è pronunciato contro Procter & Gamble per aver violato il codice di autodisciplina pubblicitaria per una pubblicità del prodotto Mastrolindo.
La P&G controla i marchi: Intervallo, Lines, Tampax, Bounty (cartaassorbente), Tempo, Senz'acqua Lines, Dignity, Linidor, Pampers, Lenor,Ariel, Bolt, Dash, Tide, Nelsen, Ace, Ace Gentile, Baleno, Febreze, Mastro Lindo, Mister Verde, Spic&Span, Tuono, Viakal, Pringles, Infasil, Heald&Shoulders, Keramine H, Oil of Olaz, AZ, Topexan, Infasil, Dove, Panni Swiffer.
WALT DISNEY
La Walt Disney Corporation è una delle multinazionali più potenti del pianeta e, da bravi Paperon de' Paperoni, i manager di Disney hanno il controllo su molti settori strategici dell'economia a partire dal settore dei media e della comunicazione fino ad estendersi un pò dovunque, dall'industria tessile a quella edilizia.
Peccato che ad Haiti a 5.500 km di distanza dai begli uffici californiani migliaia di giovani lavoratrici poco più che quindicenni lavorino alla confezione di abbigliamento a marchio Walt Disney per uno stipendio di circa 27 centesimi di euro all'ora con un ritmo produttivo così incalzante da lasciare poco più di 10 minuti per la pausa pranzo.
Non c'è tutela sanitaria e nessuna retribuzione in caso di malattia. Per guadagnare quello che l'amministratore delegato della Disney guadagna in un'ora, un'operaia della Disney dovrebbe lavorare 101 anni per 10 ore tutti i giorni.
Ancora ad Haiti, quando un gruppo di lavoratori tentarono di organizzarsi per ottenere migliori condizioni di lavoro, 150 di essi furono licenziati.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/disney.htm
IBM
Piu' di cinquanta piedi di lunghezza per otto di altezza, per un peso di circa cinque tonnellate. Non si può certo sostenere che il primo modello di calcolatore dell'Ibm potesse passare inosservato.
Era il 1944, e al di là dell'oceano era agli sgoccioli una tremenda guerra contro le aberrazioni nazifasciste. Il colosso dell'ancora embrionale industria informatica statunitense esisteva ormai da più di un trentennio, e aveva fatto in tempo (oltre che a mettere le sue tecnologie e competenze al servizio del governo americano) a contribuire alla deportazione nazista degli ebrei. Come? "Informatizzando" le spedizioni nei campi di sterminio mediante schede perforate.
L'ex presidente del congresso ebraico americano, Arthur Herzberg, parlando ieri a Gerusalemme a una platea di sopravvissuti all'olocausto, ha infatti accusato la multinazionale americana di aver contribuito alle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento. "L'Ibm, che aveva una filiale nella Germania nazista, fabbricò schede perforate che permisero un'efficace organizzazione dell'invio degli ebrei nei campi di concentramento, e la casa madre della società, negli Stati uniti, era al corrente dei fatti", ha detto Herzberg.
L'Ibm (sigla che sta per International business machines) fu fondata a New York il 15 giugno del 1911, dalla fusione tra Computing scale co., Tabulating machine co. e International recording co.. La nuova società prese inizialmente il nome di Computing tabulating recording co..
Nel 1924 si tasformò in Ibm. Come detto, il primo modello di calcolatore elettromeccanico (solo un lontano antenato degli attuali computer) fu realizzato nel 1944, dopo sei anni di ricerche in collaborazione con l'università di Harvard. L'Automatic sequence controlled calculator (comunemente chiamato Mark I) era un enorme calcolatore (la prima macchina della storia a eseguire automaticamente complesse operazioni di conteggio) che riusciva a compiere un'addizione in meno di un secondo, una moltiplicazione in sei secondi e una divisione in dodici.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/ibm/ibm.htm
Era il 1944, e al di là dell'oceano era agli sgoccioli una tremenda guerra contro le aberrazioni nazifasciste. Il colosso dell'ancora embrionale industria informatica statunitense esisteva ormai da più di un trentennio, e aveva fatto in tempo (oltre che a mettere le sue tecnologie e competenze al servizio del governo americano) a contribuire alla deportazione nazista degli ebrei. Come? "Informatizzando" le spedizioni nei campi di sterminio mediante schede perforate.
L'ex presidente del congresso ebraico americano, Arthur Herzberg, parlando ieri a Gerusalemme a una platea di sopravvissuti all'olocausto, ha infatti accusato la multinazionale americana di aver contribuito alle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento. "L'Ibm, che aveva una filiale nella Germania nazista, fabbricò schede perforate che permisero un'efficace organizzazione dell'invio degli ebrei nei campi di concentramento, e la casa madre della società, negli Stati uniti, era al corrente dei fatti", ha detto Herzberg.
L'Ibm (sigla che sta per International business machines) fu fondata a New York il 15 giugno del 1911, dalla fusione tra Computing scale co., Tabulating machine co. e International recording co.. La nuova società prese inizialmente il nome di Computing tabulating recording co..
Nel 1924 si tasformò in Ibm. Come detto, il primo modello di calcolatore elettromeccanico (solo un lontano antenato degli attuali computer) fu realizzato nel 1944, dopo sei anni di ricerche in collaborazione con l'università di Harvard. L'Automatic sequence controlled calculator (comunemente chiamato Mark I) era un enorme calcolatore (la prima macchina della storia a eseguire automaticamente complesse operazioni di conteggio) che riusciva a compiere un'addizione in meno di un secondo, una moltiplicazione in sei secondi e una divisione in dodici.
MAGGIORI INFO: http://www.tmcrew.org/csa/l38/multi/ibm/ibm.htm
SETTORE FINANZIARIO
Avete mai investito i vostri risparmi nel commercio di armi? Forse lo sta facendo per voi la banca presso cui avete depositato il vostro denaro.
Lista delle banche legate al commercio d'armi:
Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino,
Banca Popolare di Novara,
Banca San Paolo di Brescia,
Banca Nazionale del Lavoro,
Banco di Napoli,
Banca di Roma,
Banca Nazionale del Lavoro,
Banca Nazionale dell'Agricoltura,
Banco Ambrosiano Veneto,
Banca Toscana,
Banca Popolare di Brescia,
Banco do Brasil,
Banca Popolare di Intra,
Banque Nationale de Paris,
Cariplo - Banca Intesa,
Cassa di Risparmio di Firenze,
Ubae Arab Italian Bank,
Arab Banking Corporation,
Istituto San Paolo di Torino,
Cassa di Risparmio di La Spezia,
Monte dei Paschi di Siena,
Credit Agricole Indosuez,
Cassa di Risparmio di Firenze,Banca Carige,
Barclays Bank,
Unione Banche Svizzere,
anco di Chiavari e della Riviera Ligure,
Unicredito Italiano,
S. Paolo - Imi,
Lista delle banche legate al commercio d'armi:
Banca Popolare di Bergamo - Credito Varesino,
Banca Popolare di Novara,
Banca San Paolo di Brescia,
Banca Nazionale del Lavoro,
Banco di Napoli,
Banca di Roma,
Banca Nazionale del Lavoro,
Banca Nazionale dell'Agricoltura,
Banco Ambrosiano Veneto,
Banca Toscana,
Banca Popolare di Brescia,
Banco do Brasil,
Banca Popolare di Intra,
Banque Nationale de Paris,
Cariplo - Banca Intesa,
Cassa di Risparmio di Firenze,
Ubae Arab Italian Bank,
Arab Banking Corporation,
Istituto San Paolo di Torino,
Cassa di Risparmio di La Spezia,
Monte dei Paschi di Siena,
Credit Agricole Indosuez,
Cassa di Risparmio di Firenze,Banca Carige,
Barclays Bank,
Unione Banche Svizzere,
anco di Chiavari e della Riviera Ligure,
Unicredito Italiano,
S. Paolo - Imi,
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PER DISCUTERE DI QUESTO ARGOMENTO E/O DI ALTRO, VI RICORDO CHE C'È UN FORUM DOVE POTERLO FARE.
PER ACCEDERVI CLICCATE FORUM NELLA BARRA DEI MENÙ IN ALTO
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